giovedì 24 gennaio 2013

I soldi degli altri

Bene, i padroni passano dalla protesta alla proposta e pubblicano il loro manifesto ovvero tutto quello che bisogna fare per ricominciare a crescere. Non siamo sorpresi di scoprire che si richieda di recuperare una maggiore flessibilità in entrata, riformando la riforma Fornero, ma c'è un'altra cosa che colpisce, anche se non sorprende: il programma di Confindustria non è a costo zero, ma prevede solo vantaggi per alcuni, solo svantaggi per altri.
Riduzione delle imposte sui redditi d'impresa,
riduzione del costo del lavoro tramite abbattimento del cuneo fiscale, riduzione dell'Irap, pagamento dei debiti arretrati della Pubblica Amministrazione nei confronti dei fornitori (le imprese, guarda caso), aumento dell'orario di lavoro pari ad una settimana l'anno pagata il doppio ma non da loro, visto che questa settimana in più sarebbe praticamente pagata in nero vista la richiesta di totale detassazione e decontribuzione.
Tutto questo come si fa? Semplice, basta aumentare l'IVA in deroga, ovvero portare dal 4 al 6% l'aliquota sul pane (ovviamente semplifico, basta andare a guardarsi le tabelle del DPR 633/72 per farsi venire un mal di testa terribile) e dal 10 al 12% quella su latte, carne e pesce.
Uno scherzetto del genere vale, secondo Confindustria, da 6 a 7 miliarducci l'anno: peccato che l'IVA, come tutte le imposte indirette, è regressiva, ovvero grava in maniera più pesante sui redditi più bassi.
E siccome in economia non esistono pasti gratis, ecco chi pagherebbe per il rilancio: spremuto il ceto medio, adesso tocca ai pensionati al minimo. 

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