venerdì 16 agosto 2013

Un piccolo Forrest Gump

Stiamo parlando degli anni '30 del secolo scorso e di un paesino della Basilicata profonda, che si distingue dai tanti altri non per maggiore o minore ricchezza, ma per l'etnia degli abitanti, che si proclamano discendenti degli Albanesi in fuga dai Turchi nel quindicesimo e sedicesimo secolo, dopo la morte dell'eroe nazionale Giorgio Castriota Skanderberg.
In quell'epoca molto lontana dal politicamente corretto, anche questo villaggio aveva il suo scemo: tal Rafiluccio (diminutivo di Raffaele, per che mi legge dal nord dell'Ombrone), che sbarcava il lunario consegnando i telegrammi fin nelle più sperdute fattorie grazie ai pochi centesimi di mancia che poteva ricevere, oltre che nella rete di solidarietà che in un piccolo centro è meno sottile che altrove.

Neanche una figura così piccola poteva scampare al destino imperiale dell'Italia marziale di quei giorni: con gran divertimento dei compaesani venne convocato alla visita di leva e dichiarato abile e arruolato; il divertimento divenne ancora più grande quando fu spedito nel Genio Telegrafisti avendo dichiarato agli uffici del Distretto Militare di lavorare alle Regie Poste e raggiunse l'apice quando Rafiluccio, pochi giorni dopo l'incorporazione nel Regio Esercito, si presentò a casa, in uniforme da campagna e con lo zaino affardellato ed il fucile in spalla.
Pochi minuti ed i Carabinieri della locale Stazione, che lo conoscevano bene, lo riaccompagnarono gentilmente in caserma, prima che l'assenza ingiustificata diventasse diserzione; opportunamente avvisati, gli uffici competenti lo caricarono in fretta e furia sulla prima nave e lo spedirono in Albania.
Non sono riuscito a scoprire in quale reparto ebbe l'onore di servire, ma quest'uomo prima conobbe il fronte greco, poi quello russo, almeno così mi hanno raccontato fonti degne di fede; tutti sapevano, già allora, che finire in Russia significava morire e qualche compaesano avrà pensato "meglio lui che un altro".
Ma dalla Russia tornò, l'unico tra i numerosi compaesani; non solo, si presentò a casa e disse ad una anziana signora di aver visto suo figlio alla stazione di Rocchetta, a pochi chilometri da casa.
Potete immaginare la gioia della donna e di tutto il paese, ma quel ragazzo fu tra i tantissimi che non tornarono: col senno del poi, qualcuno si rese conto che l'incontro poteva essere davvero avvenuto, ma mesi prima e chissà in quale stazione sperduta dell'Ucraina o della Bielorussia.
Di quello che gli era accaduto, in guerra, Rafiluccio non raccontò mai nulla: peccato.

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