domenica 8 dicembre 2013

Tutti dicono I vote you

Bene, il giorno dell'Immacolata si prepara l'albero di Natale, il Papa se ne va a piazza di Spagna a far deporre dai Vigili del Fuoco un mazzo di fiori ai piedi della madonnina piazzata lì, in alto sulla colonna e chi ha voglia di tirarsela un po' parla male della prima della Scala.
Quest'anno ci sarebbe anche qualche cosa di diverso da fare, andare a votare per il segretario del PD, se ne avete il coraggio.
Nel senso che io non credo proprio che sia possibile per un qualsiasi essere umano, anche con grosse capacità amministrative e politiche, guidare il carrozzone nato dalla fusione fredda tra post-comunisti e post-democristiani ed imprimervi il proprio segno.
Si tratta di un'impresa titanica per due ragioni.

La prima dovrebbe essere politica e culturale: un partito più o meno di sinistra dovrebbe avere un certo numero di punti fermi nel proprio programma, che saranno perseguiti (almeno ci si augura) indipendentemente dal nome del leader, e se non sei d'accordo vai a fare il leader da un'altra parte.
La seconda, che è molto più cogente, è dettata dalle contingenze umane e sociali: ci sono già altre persone che occupano posti di rilievo, e non è detto che siano disposte ad andarsene o a farsi mettere da parte.
Insomma, è molto probabile che chiunque risulti primo nel voto popolare debba poi fare i conti con la realtà molto più entropica e vischiosa e limitarsi a mettere la propria faccia non tanto su idee e programmi quanto sull'attuazione degli stessi, che è sempre la cosa più difficile.
E insomma, alla fine di questo complicato ragionamento, si diranno i miei venti lettori, tu non sei andato a votare.
E invece sì, ho affrontato una mattinata gelida ed umida, mi sono messo in coda, ho versato il mio obolo ed ho votato.
E adesso voglio proprio vedere cosa riescono a combinare.



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