sabato 28 giugno 2014

Le pistole di giugno

Cento anni fa un signore grassoccio ed antipatico, mal considerato anche dai suoi stessi parenti, veniva ammazzato da un ragazzotto esagitato in un piccolo centro dei Balcani, mezzo slavo e mezzo turchesco.
Una microstoria, potrebbe sembrare, solo che la vittima portava il peso di una lunga serie di nomi, cognomi e titoli ed era l'erede presuntivo al trono di una delle più antiche case regnanti europee.
Tempo un mese, e dopo di lui cominciarono a morire come mosche parecchi milioni di persone, dalla Prussia Orientale alle Fiandre, dal Carso alla Mesopotamia (sì, allora si chiamava ancora così).


Insomma, una conferma postuma dei versi di Shakespeare:  
When beggars diethere are no comets seen
The heavens themselves blaze forth the death of princes. 
Siccome nella storia nulla è predeterminato (e qui ci sta bene un altro po' di versi del Giulio Cesare: 
Men at some time are masters of their fates:
The fault, dear Brutus, is not in our stars,
But in ourselves,that we are underlings.) forse non l'omicidio si poteva evitare, ma la successiva tragedia sì: ci serva da lezione.

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